lunedì 1 novembre 2010

ho fatto un sogno

Stanotte ho sognato l'albergue. Ho sognato di essere ancora ospitalera a Bercianos con Pascual e Tina. Avevamo più di 80 pellegrini e cercavamo di sistemare i tavoli in modo che potessimo cenare tutti insieme.
Da quando sono tornata mi sembra di non sognare altro...Pellegrini che mi abbracciano, pellegrini che abbraccio, comide comunitarie, parole, silenzio e lacrime condivise mentre una candela passa di mano in mano, canti, risate...
Se quando sono tornata dal mio primo cammino mi sembrava di essermi ammalata, ora mi sembra di essere "guarita", anche se non ne sono del tutto sicura. Se tornata come pellegrina mi sembrava di non poter esprimere, che non era possibile comunicare quello che avevo provato, quello che sentivo, ora credo che sia possibile, ma anche di questo non sono certa. Se al primo rientro di Santiago sentivo che avevo conosciuto il paradiso e l'avevo perso, ora mi sembra che posso portare il paradiso dentro di me ovunque io vada, ma soprattutto a questo riguardo spesso ho paura di non farcela.

Ho lasciato Bercianos tristissima, così triste che il proseguire il cammino fino a Santiago mi sembrava inutile, irrilevante, pesante. Nel mio cuore singhiozzante c'era solo nostalgia e tristezza perché lasciavo Bercianos. Ma ho deciso di arrivare fino a Santiago come "prova" di portare Bercianos e quanto avevo lì ricevuto nella mia vita. E rileggendo il mio diario, sistemando le mie foto (http://fotoalbum.pontidiluce.org/ pellegrina e ospitalera) sembrerebbe proprio che almeno a portarlo fino a casa mia ce l'abbia fatta...
Ora devo riuscire a mantenerlo vivo, ogni giorno, come una candela, come le candele prese a Bercianos che hanno accompagnato il mio cammino fino alla Cattedrale.
Non so se ci riuscirò ogni giorno, so che ci sto provando e che ci metterò tutto l'impegno possibile. E nei momenti in cui ci riuscirò, sarò piena di luce e gioia come lo sono stata nei 15 giorni a Bercianos e il ricordo, la consapevolezza di quei momenti mi sosterranno nei giorni in cui non ci riuscirò.
Partenza da Bercianos
Ho dormito poco. Nostalgia, tristezza, valanga di emozioni e ricordi. Nei frammenti di sonno, sogni di saluti e abbracci e pellegrini in partenza. Come mi mancheranno!!
Ieri sera abbiamo detto a Carla e Judy che preparino loro la colazione, noi ci alzeremo più tardi. Così quando sento la sveglia rimango a letto. Ma poi non ce la faccio. Alle 6 sono in cucina a preparare la colazione. Noto con piacere che Pascual non c'è e penso che sia riuscito a dormire un po' di più. Faccio appena in tempo a pensarlo, e Pascual è qui in cucina con noi. Ci abbracciamo forte e ripetiamo i gesti che ci hanno accompagnato per 15 giorni. Quanta strada, quante emozioni, quante lezioni in questi 15 giorni!
Saluto qualche pellegrino. Sento le lacrime dietro le ciglia, trattenute da un poco di ritegno, dal timore che se comincio a piangere non riuscirò più a fermarmi. E' pronto il nostro caffè, ma prima di versarlo non reggo più e scoppio a piangere, prendo Pascual per mano e senza parlare lo invito ad uscire con me. E lui mi segue. Seduti sulla panca, io piango, lui con un braccio sulle mie spalle parla. Esprimendo a parole le stesse emozioni che io sto esprimendo con le lacrime.
Un ultimo abbraccio con gli occhi lucidi e Pascual va via. Mi dice "oggi vedrò i miei amici a pranzo. Come posso fargli capire?" Non può, non posso. "Per questo- gli dico- ho tentato di scrivere giorno per giorno, per provare ad esprimere, a raccontare, condividere."
Un ultima foto al cielo con le nuvole tinte di rosa, al fiore ed alla stella di carta che non posso portare con me nello zaino. Prendo un pacchetto di biscotti, una bottiglia di Coca Cola e mi preparo un panino con salame e formaggio avanzato da ieri...e mi rendo conto mentre lo faccio che la vera ragione è nutrirmi ancora per qualche giorno di Bercianos.
Che magone mentre sono qui e scrivo! Mi sa che oggi mi accompagneranno ancora molte lacrime. Non posso crederci che sto per rimettermi in cammino e la nostalgia prevale sulla gioia di rimettermi lo zaino sulle spalle!
Entro a visitare una mostra di arte contemporanea: "Momenti di fuoco" di un artista locale. Collage multimaterici evocativi e poetici. Mi colpisce in modo particolare "Resti di un naufragio": una serie di provette di vetro su un letto di ovatta. In ciascuna piccoli oggetti: una piuma, un frammento di mappa, una strisciolina di carta con su scritto "sono qui e sono nella tristezza". La fotografo. E' la materializzazione delle mie emozioni di quest'istante.

Santiago

Mi siedo alla base di una colonna e mi lascio trasportare dalla bellezza dei canti. Chiudo gli occhi, ascolto la musica e ripenso alla ricchezza del cammino compiuto. Alle lezioni apprese, agli incontri fatti, alle emozioni di ogni tipo che ho vissuto, alle lezioni che ho ricevuto. Sono in cammino da un mese e mezzo e mi sembra una vita. Quante cose...
Per la prima volta alla fine di un cammino provo solo gioia e serenità. Non c'è la malinconia e la sofferenza del tornare a casa.
Sono piena e soddisfatta. Non lascio niente. Per la prima volta non sento il dolore della separazione né dai luoghi, né dalle persone, né dal cammino.
Sento che porto tutto con me. Porto nel cuore tutto quanto ho ricevuto, forse perché ho imparato almeno un po', che è donando che si riceve. Le candele e le frecce gialle regalate questa mattina mi appartengono più che mai: porto con me la luce che mi aiuterà a vedere la via. Per la prima volta torno a casa certa che la luce e le frecce saranno con me e le vedrò ogni volta che avrò il coraggio di "aprire gli occhi".
La messa è finita esco e rimango nella piazza antistante.
Un negro suona musica jazz. Ascolto sorridendo e quasi senza accorgermene comincio a ballare. Un uomo poco lontano ondeggia al suono della musica. Ci guardiamo e sorridiamo. E' un pellegrino: si riconosce dalle scarpe, dagli abiti, ma soprattutto dal sorriso e dal fatto che come me danza.
Mi si avvicina e mi invita a ballare. Che bello danzare davanti alla cattedrale sotto un cielo finalmente azzurro di sole! Danzare con un pellegrino sconosciuto, manifestando la nostra gioia tra gli sguardi perplessi di questa marea di turisti.
La musica finisce. Mi chiede "sei una pellegrina?" E ridendo gli rispondo "sto danzando, no? siamo gli unici a farlo"
"hai ragione -dice- noi possiamo danzare anche senza musica" e mi riprende tra le braccia.
Continuiamo così, danzando al suono della nostra musica interiore. Che sgorga così forte dai nostri cuori ed è così in sintonia che possiamo ballarla insieme senza sforzo, con grazia, naturalezza e gioia.
Ci salutiamo con un grande abbraccio, un sorriso ebete e un grazie reciproco.
Ecco, il mio cammino termina qui, con questo valzer alla gioia, alla meta, a Santiago, al mio cammino, ai cammini tutti, alla vita.

Ritorno a casa
48 ore in tutto, stancanti e lunghe.
Piccoli momenti piacevoli e di riflessioni mi accompagnano, ma i ricordi più preziosi di questo lungo rientro a casa sono gli incontri con Janina e Pascual, le due persone forse più importanti del mio lungo cammino. Entrambi vivono ad un'oretta da Barcellona ed entrambi trovano il modo ed il tempo, sebbene li abbia avvertiti solo ieri, di venire in stazione per un saluto. Pascual viene in mattinata. Sono contenta di riabbracciarlo. In questo momento mi sembra che solo lui possa "capire". Non parliamo molto, non è necessario. Abbiamo ancora Bercianos nel cuore.
Gli racconto che non riuscivo ad essere nel "qui e ora" neanche sul cammino piena come ero, come sono, di Bercianos, e so che capisce perfettamente; così come io comprendo la sua sofferenza per essere tornato ad un quotidiano che non riconosce più come suo.
Ma, animo Pascual! Portiamo nella nostra vita tutto quanto sperimentato a Bercianos.
E, credo, la lezione più importante è "E' dando che si riceve".
Allora proviamoci. Ogni giorno, con ogni uomo o donna che incontriamo, come tutti fossero pellegrini sul cammino della vita e noi ospitaleri volontari dell'albergue itinerante che può essere il nostro cuore.

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