lunedì 7 aprile 2008

Il Dalai Lama, comunicato del 18 marzo

Vorrei condividere con voi le parole del Dalai Lama, siano di stimolo per me e per voi per rispondere sempre con la pace nel cuore, soprattutto quando intorno a noi infuria la guerra, la rabbia, l'intolleranza, l'astio. Che la scelta di pace in noi sia assoluta: senza se e senza ma, scegliamo la pace e il dialogo in noi e fuori di noi come unica scelta possibile per cambiare il mondo.




*Comunicato Stampa dall'Ufficio di Sua Santita' il Dalai Lama. Dharamsala 18 marzo 2008 Vorrei utilizzare questa opportunita' per esprimere la mia profondagratitudine ai leader mondiali ed alla comunita' internazionale per la loroconsiderazione dei recenti tristi eventi in Tibet, e per i loro tentatividi persuadere le autorita' cinesi ad astenersi dall'esercitare la forza nelreprimere le dimostrazioni. Poiche' il Governo Cinese mi ha accusato di orchestrare le proteste inTibet, chiedo una accurata inchiesta, condotta da un organismoriconosciuto, che includa rappresentanti cinesi, per investigare su questiaccadimenti. Tale organismo dovrebbe visitare il Tibet, le aree a tradizione tibetanafuori della Regione Autonoma del Tibet, e anche l'Amministrazione Centralequi in India. Affinche' la Comunita' Internazionale, e in special modo il miliardo edoltre di cinesi che non hanno accesso ad una informazione non censurata,possano capire cosa sta' veramente accadendo in Tibet, sarebbe di supremoaiuto che rappresentanti dei media internazionali prendessero parte aquesta indagine. Che sia stato premeditato oppure no, credo che una forma di genocidioculturale sia stata perpetrata in Tibet, dove l'identita' tibetana e' sottocostante attacco. I tibetani sono stati ridotti ad una insignificante minoranza nella lorostessa terra come risultato del trasferimento in massa di non tibetani inTibet. La distinta eredita' culturale tibetana, con i suoi caratteristicicostumi, lingua e tradizioni, sta' scomparendo. Anziche' lavorare perunificare le varie nazionalita', il Governo cinese discrimina le minoranzee tra esse quella tibetana. E' noto a tutti come i monasteri tibetani, che costituiscono le nostreprincipali sedi di conoscenza, oltre ad essere depositari della culturaBuddista Tibetana, siano stati drasticamente ridotti in numero e inpopolazione. Nei monasteri che tuttora esistono, uno studio serio delBuddismo Tibetano non e' piu' consentito; infatti perfino le ammissioni aquesti centri di istruzione sono severamente regolamentate. In realta' non c'e' liberta' religiosa in Tibet. Semplicemente per chiedere un po' piu' di liberta' si rischia di esserebollati come separatisti. Ne' tantomeno esiste una vera autonomia in Tibet,che pure e' garantita dalla Costituzione Cinese. Credo che le dimostrazioni e le proteste in Tibet siano l'esplosionespontanea di un pubblico risentimento accumulato in anni di repressione daparte di autorita' che ignorano i sentimenti della popolazione locale. Essecredono a torto che misure repressive ulteriori possano raggiungere ildichiarato scopo di una unita' e stabilita' a lungo termine. Da parte nostra manteniamo l'impegno di aderire all'approccio della Via diMezzo e di perseguire un processo di dialogo per trovare infine unasoluzione mutualmente benefica per la questione Tibetana. Con questi presupposti cerco il supporto della comunita' internazionale ainostri sforzi per risolvere nel dialogo i problemi del Tibet, e chiedo checon urgenza si rivolga alla leadership cinese affinche' usi la massimamoderazione nell'affrontare l'attuale situazione deteriorata, e di trattarele persone arrestate in modo giusto e rispettoso. DALAI LAMA Dharamsala 18 Marzo, 2008*

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